Scrivendo la storia dei
primi anni della Triumph in Italia durante la creazione
del sito Fedrotriple.it
poco meno di vent'anni fa, mi sono imbattuto più
volte nel nome di Domenico Pettinari. Lo stesso nome
l'ho letto spesso nelle riviste di moto d'epoca e anche
in quelle dei nostri giorni, quando si racconta la
storia di Triumph, in nome di Domenico non manca mai. Ho
conosciuto Domenico nel 2011 quando mi era venuta l'idea
di creare delle pagine dedicate alle concessionarie
Triumph: potevo non iniziare con la concessionaria di
Domenico?
All'epoca conoscevo bene
le Triumph di Hinckley ma ero abbastanza a digiuno delle
Triumph di Meriden & Coventry. Ho chiamato Enrico
Pettinari, che conoscevo di vista, per fissare un
appuntamento. Il 5 aprile del 2011 mi sono presentato in
concessionaria per raccogliere un po' di informazioni e
scattare le fotografie di rito.
I due fratelli
Pettinari, Carlo e Enrico, erano impegnati con le loro
attività quotidiane mentre Domenico stava lavorando su
una Trident anni '70. Non ho voluto disturbare i giovani
Pettinari vista la mole di lavoro in officina e le
continue telefonate che tenevano occupato Enrico, così
mi sono dedicato a Domenico che mi ha dedicato un paio
d'ore nelle quali mi ha raccontato la sua storia legata
al marchio Triumph da 50 anni (nel 2011)!
Oggi, a distanza di 10
anni, ho deciso di ripubblicare nel sito del Registro
Storico Triumph queste righe come omaggio alla carriera
di Domenico che lavora con le Triumph da quasi 60 anni e
anche in ricordo di Enrico che purtroppo non è più con
noi.
La prima parte di questa
pagina è stata scritta dal sottoscritto in
collaborazione con Enrico: ho deciso di riportarla così
come era stata pubblicata nel 2011 nel sito Fedrotriple.it
senza
apportare modifiche.
PARTE 1 - LA PAGINA DI FEDROTRIPLE SCRITTA NEL 2011
Uno scorcio del negozio
di Pettinari Classic
Una parete piena di
ricordi e due Triumph di epoche diverse sul banco: un
recentissima Daytona 675 ed una Trident anni '70
L’officina dei Pettinari è un luogo pieno di storia
testimoniata dalle innumerevoli foto d'epoca appese alle
pareti. Il motociclismo di un tempo e quello di oggi si
fondono in armonia con quello che in campo musicale o
modaiolo si definirebbe un fenomeno di crossover. E
visto che l’attività principale dell’officina riguarda
le moto moderne, diamo a loro la precedenza e mettiamo
per un attimo in stand-by Domenico con le sue Trident
d'epoca. Il nuovo è gestito dai figli Carlo ed Enrico,
cresciuti a pane e Castrol e naturalmente contagiati
dalla passione delle due ruote fin da bambini.
Carlo è il più grande ed è di poche parole, pronunciate
sempre a bassa voce. Preferisce usare le mani per
maneggiare chiavi, pinze e quant’altro serve per
rimettere in forma qualsiasi mezzo a due ruote marchiato
Triumph e uscito dalla fabbrica di Hinckley negli ultimi
vent’anni. Enrico è invece più estroverso, ama la
conversazione e le pubbliche relazioni. E’ lui che ha
curato l’allestimento del negozio, dove sono esposti i
nuovi modelli della gamma Triumph, l’usato d’ occasione
e quanto serve per guidare in sicurezza: caschi (Shoei,
Project e Agv) ed abbigliamento (Dainese, Alpinestars e
Spidi).
Spesso e volentieri ci sono anche delle raffinate
special fatte su ordinazione e poi messe in vendita dai
loro proprietari quando decidono di passare a una nuova
special, naturalmente marchiata Triumph. Dietro queste
realizzazioni c’è sempre un abile lavoro d’orchestra,
con Carlo ed Enrico che - aiutati del papà – si fanno
spiegare quello che il cliente/appassionato vuole, lo
indirizzano verso la giusta strada e gli danno forma.
L’elenco è lunghissimo: si va dalle Daytona 675
preparate per la pista, che montano il kit Trofeo e
tutto il meglio in circolazione per quanto riguarda le
corse, alle moderne Bonneville e Thruxton, spesso
trasformate nel look al punto tale da farle sembrare
delle vecchie Trident tre cilindri. Ma il pezzo forte
delle trasformazioni sono le Speed/Street Triple:
alzate, accorciate, “vitaminizzate”, incattivite,
vestite con maxi serbatoi in alluminio o con le ruote a
raggi. Alcune belle a tal punto da essersi meritate
l’attenzione di giornali e riviste specializzate, come
la Street Triple 675 R finita sulle pagine di
Motociclismo o come la Triton voluta dal compianto Carlo
Talamo sfruttando la meccanica della nuova Bonnie
pubblicata da Café Racer nel 2002.
Triton 2002 by Carlo
Talamo e Domenico Pettinari (foto tratta da Cafè Racer -
febbraio 2003)
Ma Enrico, abbiamo
detto, è anche un abile PR, capace di coinvolgere i
clienti e far diventare l’officina un punto di partenza
per gite, spedizioni in pista, motoraduni (come la
befana benefica con cui puntualmente ogni anno invita
tutti a prendersi un bel raffreddore facendo visita ai
bambini ospiti dell’Istituto Madonna dei Poveri di
Cusano Milanino). La sua creatura meglio riuscita è il
PettiRat, nato nel 2005 e interpretazione personale del
RAT (Riders Association of Triumph), l’associazione
promossa dalla Triumph stessa a cui si accede dopo aver
acquistato una modello della Casa britannica. Basta
farsi un giro su Youtube o visitare la pagina di
Facebook “Quanto sei del PettiRat” per farsi
un’idea del fenomeno.
Alcune delle "special"
preparate dalla Pettinari Classic & Racing Bike di
Cinisello Balsamo (Milano)
Ritorniamo ora a Domenico Pettinari, mai sentito
nominare il suo nome? Senza timore di essere smentito
posso affermare che Domenico è la persona che in Italia
da più tempo lavora con le Triumph. E quest’anno sono 50
anni! L’unico che potrebbe sfidare questo record è il
fratello Pinuccio.
Nel primo dopoguerra il papà di Domenico e Pinuccio,
Carlo Pettinari, trasforma le motociclette militari
(anche qualche Triumph) e le rivende dopo averle
adattate all’uso civile. Sin da piccoli i fratelli
girano nell’officina del padre apprendendo i primi
rudimenti di meccanica.
Il primo importatore ufficiale delle motociclette
Triumph in Italia fu la Mabor di Mario Bortolan (dal
1949). La Mabor importava vari prodotti dall’Inghilterra
e vien da se che iniziò anche ad importare motociclette.
Prima di Mabor chi voleva una Triumph doveva ordinarla,
tramite gli appositi agenti, direttamente alla casa
madre. Domenico Pettinari, che all’epoca aveva 16 anni,
iniziò a lavorare da Zabaglio in via Piceno 1 che era
l’officina a cui si appoggiava Mabor. La Mabor infatti
aveva un piccolo negozio con esposta una motocicletta e
gli uffici: non c’era assistenza tecnica ne un garage…
Quando le Triumph arrivavano in Italia venivano sballate
e montate dall’officina di Zabaglio. Stiamo parlando di
pochissime motociclette all’anno (meno di 10 esemplari).
Poco dopo alla Mabor subentra Plinio Pasetti che si
occuperà, assieme al figlio Fulvio, di importare le
motociclette di Meriden. Domenico Pettinari segue le
Triumph facendosi assumere da Pasetti in via Pellegrino
Rossi. Pasetti importava Triumph, Norton e Bultaco per
circa 1000 motociclette all’anno. Domenico ricorda "Nel
1968 abbiamo fatto 1000 moto in quattro persone: io,
il figlio, la Gina e Plinio. Arrivavano i vagoni! Ci
portavano i vagoni dalla ferrovia e scaricavamo li.
Portavano i vagoni con quarantacinque, cinquanta
Bonneville per volta…".
Nei primi anni '70 l’importazione delle Triumph è
affidata a Bepi Koelliker e ancora una volta Domenico
segue il marchio inglese. Ricorda Domenico "Con
Koelliker c’è stata la svolta. Koelliker era un vero
appassionato di motociclette ed un gentiluomo. Non
badava a spese ed aveva fatto istallare nella nostra
sede un banco prova professionale: le Trident
preparate da noi andavano più di quelle ufficiali di
Meriden!" Furono degli anni meravigliosi nei quali
le Trident preparate da Domenico e Pinuccio
raccoglievano successi memorabili nei circuiti italiani…
e non solo. Si narra che anche la casa madre si
rivolgeva all’importatore Italiano per avere il
“materiale buono” da montare sulle motociclette da
competizione!
I fratelli Domenico e
Pinuccio Pettinari con Koelliker
Ricorda Domenico: "Dopo
aver vinto a Monza nel ‘72, con le nostre Trident
siamo andati in Inghilterra su invito della Triumph
per provare le loro Trident da competizione a Mallory
Park: andavano più piano delle nostre! Ma c’era
qualcosa di strano…“c’è qualcosa che non mi quadra
qua” non c’era distanza tra il serbatoio ed i
carburatori.. avevano un telaio con il motore più
alto.. noi infatti avevamo un problema di altezza
perché in piega toccavamo per terra con i carter…
quindi loro avevano fatto un telaio uguale identico
per la sport production ma avevano alzato il motore di
3 cm e mezzo… l’ ho beccati subito!” E
ancora “dopo questo incontro era chiaro che le moto
preparate da noi andavano più di quelle del reparto
corse interno… noi avevamo già 75 CV sulla Trident
quando loro ne avevano 68. Koelliker, un vero
appassionato di moto, aveva fatto installare un banco
prova professionale: La Borghi & Saveri (i
produttori del banco prova) quando doveva far vedere
un banco prova al top portava i clienti da noi!
Ricordo che vennero anche quelli della Galera-Piaggio!
Con Koelliker è stato fatto un passo della madonna:
c’era il grano, la passione.. e poi lui era un vero
signore.. ce ne vorrebbero di più persone come lui".
“Le ultime moto le moto le abbiamo fatte fuori nel
’76. erano i Bonneville quelli con l’olio nel telaio,
le abbiamo modificate, poi avevamo fatto fare quelle
marmitte lì (ed indica quelle del trident che stava
restaurando) con il due in uno, il serbatoio piccolo,
la sella più corta e avevamo fatto uno scrambler… in
quel periodo andavano le scrambler, avevamo fatto fare
una mezza scrambler, e così siamo riusciti a far fuori
45 moto che erano rimaste a magazzino impacchettate
una sopra l’altra”.
“L’inverno dello sciopero di Meriden siamo andati in
Inghilterra per vedere di portare a casa del materiale
dal reparto corse, perché noi avevamo intenzione di
continuare a correre ancora un po’ con le Trident…
Koellilker era attaccato a questo marchio e voleva
continuare a correre il più possibile. Abbiamo portato
a casa poco perché quando siamo arrivati a casa noi
ormai il grosso era già andato… Quando sono arrivato
su c’era Norman Hyde e Les Williamas e mi dissero “tu
arrivato troppo tardi!” si perché cazzo io parlavo il
milanese loro l’inglese però ci capivamo alla
grandissima. “tu arrivato troppo tardi, la roba buona
è andata” e poi per loro la roba buona era la roba
italiana, quella che avevamo preparato noi!“
Nonostante la chiusura di Meriden (e la nascita della
cooperativa) Koelliker voleva continuare a correre con
le Trident e così i fratelli Pettinari, spinti da
Koelliker, continuano a lavorare sulle trecilindri
inglesi.
Terminata l’avventura con Koelliker, Domenico apre una
sua officina a Cinisello Balsamo. Negli anni ’90 c’è il
primo contatto con Carlo Talamo appassionato di vecchie
motociclette inglese ed importatore della nuova Triumph
di Hinckley. Ricorda Domenico “Carlo aveva bisogno di
spingere il “nuovo” marchio, e visto che io correvo
ancora con le Trident di Meriden trovammo un modo per
lavorare assieme”. Carlo sponsorizzò il “Triple
team” con il quale Domenico & C. faceva correre le
Trident che sulle carene portavano anche ben visibile il
logo della “Numero Tre”. Nel frattempo l’officina di
Domenico Pettinari si sposta in via Arnolfo di Cambio,
praticamente dietro alla mitica via Niccolini dove aveva
sede la Numero Tre. Fu così che la collaborazione fra
Pettinari e la Numero Tre divenne molto stretta, tanto
che molte delle prime special Triumph volute da Carlo
furono costruite da Domenico. Anche la Triton 2002 vista
sopra, l’ultima special di Carlo con motore Bonneville
790, fu costruita nell’officina di Domenico Pettinari.
I fratelli Enrico e Carlo
Pettinari in sella a due Trident del Triple Team
sponsorizzato Numero Tre
Con la chiusura del
negozio della Numero Tre in via Niccolini i Pettinari
decidono di tornare a Cinisello Balsamo da dove sono
partiti: nasce il concessionario che oggi possiamo
visitare e che vediamo in queste foto.
E Domenico? Domenico lo trovate in officina dal lunedì
al sabato che rimette in ordine le motociclette d’epoca
Triumph, MV Agusta, Honda (“i miei figli sono qui per
lavorare io per divertirmi!”) mentre la domenica
lo trovate in giro per circuiti di moto d’epoca a fare
musica con le MV 3 cilindri e con la mitica 6 cilindri,
la vera diva delle rievocazioni, insieme
all’inseparabile Lucio Castelli, ex meccanico squadra
corse MV Agusta ai tempi del grande Ago.
(testo di Sandro Zornio in
collaborazione con Enrico Pettinari)
PARTE 2 - LA
CONCESSIONARIA PETTINARI CLASSIC & RACING BIKE nel
2021
10 anni sono passati da
quanto scrissi la storia che avete letto poco sopra e
l'officina PETTINARI CLASSIC & RACING BIKE continua
a essere un punto di riferimento per le Triumph, sia
d'epoca che moderne, e anche per altri marchi.
L'officina si è spostata
in via Paisiello 89 pur rimanendo a Cinisello Balsamo:
come 10 anni fa Carlo continua ad occuparsi
prevalentemente delle motociclette moderne mentre il
buon Domenico è sempre impegnato a restaurare, riparare,
modificare e ricostruire le vecchie Triumph di Meriden.
Tratto da "Le Derivate"
di Claudio Porrozzi del 2002
Slippery Sam al Bol D'Or
del 1971 con tutta la squadra corse di Koelliker e con i
piloti Blegi e Galtrucco
Tutto a destra c'è Bepi Kolliker con i fratelli
Pettinari Giuseppe appoggiato al cupolino e Domenico al
serbatoio)
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